Connettere le Persone. Migliorare le Vite è lo scopo di DHL e, quando lo si vede prendere vita anche al di fuori del mondo DHL, nasce la magia. Parlando con Claudio Gasparotto, questo è ciò che accade: lo si percepisce prendere vita, con l’eleganza che solo una grande umanità, unita alla professionalità, riesce a trasmettere.
Abbiamo conosciuto Claudio e il suo Movimento Centrale cercando una realtà attiva nel sociale sul territorio dell’Emilia Romagna, in occasione di un evento aziendale. Perché operare sul territorio significa anche adoperarsi per quest’ultimo, sostenerlo, lasciare un’eredità utile a quella comunità e abbiamo deciso quindi di supportare le sue attività.
Claudio Gasparotto – coreografo, danzatore e formatore ci racconta: “Io lavoro nella danza. E sono anche responsabile artistico di Movimento Centrale Danza & Teatro, associazione culturale e di promozione sociale che cura un progetto che si chiama La danza come arte aperta a tutti.” E proprio su queste parole la voce armoniosa di Claudio si sofferma. “La danza non è solo un’arte, è un linguaggio di pace che possiamo parlare senza creare conflitti. È un piccolo gesto di libertà.”
Claudio e il suo team lavorano con bambini e bambine, giovani e adulti e, dal 2005, hanno avviato la scuola di formazione che impiega il Metodo Hobart - conoscersi nella danza per il ben-essere della gente. Il progetto è nato con la creatrice della metodologia, Gillian Hobart, danzatrice e docente che decise di contribuire attraverso la danza al bene della comunità. Con giovani diversamente abili, Gillian è stata capace di creare una relazione che “tirava fuori” l’interiorità e la gioia, perché “tutti noi abbiamo bisogno di esprimerci.”
Claudio ci spiega quali sono le aree d’intervento dei laboratori di Movimento Centrale: “Ci rivolgiamo a persone diversamente abili, con disagio sociale, anziani, richiedenti asilo e detenuti della Casa Circondariale di Rimini. Questo Metodo permette di avvicinarsi alle persone in una relazione alla pari. L’approccio non è direttivo o assistenziale e in questo modo è possibile entrare in contatto con il mistero umanissimo della disabilità, con il disagio sociale. Citando Gillian, questa è una pratica a sostegno del mondo interiore per farne emergere la bellezza”. Il risultato dei laboratori è sorprendente: “Le persone si sentono accolte e questa sensazione è fondamentale in situazioni di disagio. Quando non si sente riconosciuta, la persona fragile si chiude e la bellezza rimane imprigionata.” Con il Metodo Hobart le persone rifioriscono: “Per esempio, nel carcere di Rimini, vediamo la trasformazione dell’atteggiamento o semplicemente un viso triste che si illumina. Vi è una partecipazione totale. Durante l’ultima lezione si è vista la manifestazione di una sensibilità inattesa, perché c’è molta retorica verso la danza soprattutto in un ambito prettamente maschile. Eppure i risultati sono di reciproca soddisfazione, per questo motivo parte del contributo di DHL verrà impiegato all’interno del carcere per un ulteriore laboratorio.”
Se dovessi tradurre in parole il Metodo Hobart? “Come diceva Gillian, la parola è divina, il corpo è il miracolo. Il corpo rimane lo strumento più squisito per imparare l’arte di vivere e in questo lavoro, nel movimento danzato, il maestro è il corpo. La danza è l’arte più empatica che ci sia, perché tutti abbiamo un corpo e quindi possiamo capirci. Quando si usa il corpo ci si trova a dialogare con l’universo e questo è il senso del Metodo. Le parole chiave sono relazione, rispetto, contatto, ritmo e la relazione è fondamentale: oggi tra i giovani assistiamo alla fragilità, a volte all’isolamento. Sempre più frequenti sono i casi di autismo e di studenti con Bisogni Educativi Speciali. Nei gruppi Metodo Hobart le persone si ritrovano, si rispecchiano nella propria singolarità. La relazione per i giovani è fondamentale e richiede rispetto, perché il rispetto autorizza a ciò che ci dà molta gioia: il contatto. Senza contatto io non so se sono vivo: so che sono vivo perché sento i miei piedi a contatto con la terra e questo mi fa esistere fisicamente e mentalmente, perché il legame corpo-mente è indissolubile. Quando non c’è più questa unità, arriva il caos, la malattia. Il con-tatto chiede, infine, il giusto ritmo: ci vogliono attenzione e gentilezza.
Movimento Centrale e i giovani. “Dalla mia prospettiva, la società ha tolto ai giovani il loro potere perché oggi vale il corpo-icona; il movimento non vale mentre vale il fitness e allora i giovani sono stati depotenziati del loro splendore semplice, naturale, senza sovrastrutture. La giovinezza è un tesoro inestimabile e il suo potere è il corpo. Il linguaggio dei giovani è il movimento, non dimentichiamolo.” Per questo è importante avvicinarsi ai giovani con la danza, la maieutica per tirare fuori quello splendore. “Sono splendidi di per sé, senza sovrapposizioni. Come impegno culturale penso sia necessario lavorare per portare dentro - valori, idee, sogni - invece di guardare solo fuori. Ci vuole un antidoto all’esteriorità.”
Raccontaci dell’ultimo laboratorio realizzato con dei giovani. “Grazie al supporto di DHL, abbiamo potuto supportare nuovamente Luce sul mare, centro di riabilitazione di Igea Marina-Bellaria." L’obiettivo è dare nuove possibilità alle persone. “Ora stanno lavorando con un gruppo di adolescenti che hanno bisogno di muoversi, giovanissimi, 7 o 8 a seconda delle volte. Il Metodo crea tempo, tempo personale. Perché le persone diversamente abili non gestiscono il proprio tempo (vengono vestite, accompagnate, guidate) mentre, con il Metodo Hobart, si crea il tempo, la danza è tempo e spazio.” Anche gli educatori vengono arricchiti dall’esperienza perché vivono una nuova relazione, finalmente alla pari. Il laboratorio si è concluso a maggio, presso la Casa del Teatro e della Danza, all’interno del corso di formazione della scuola Metodo Hobart. “Nell’autismo, la relazione con la spazio è critica, può creare armonia o disarmonia. Tra l’insegnante e gli alunni si crea una relazione pura non pietistica nè assistenziale. Si entra in uno spazio di libertà, la terra del silenzio, in cui tutto può succedere e allora lì anche gli educatori sono alla pari e spesso più in difficoltà ad essere se stessi rispetto alle persone che la società definisce diversamente abili.”
Claudio ci ha trasmesso un messaggio di unicità, libertà, dignità: la triade che attiene al corpo, a tutti. “Non devo diventare altro quando lavoro professionalmente come coreografo o nel sociale come insegnante/educatore. Si tratta di essere semplicemente puntuale, corrispondente alla persona che ho davanti. Non sento di dover normalizzare nessuno, sento la necessità di tirare fuori quel tesoro che è dentro ciascuno di noi: lo splendore. E anche il corpo diversamente abile, ferito, interrotto è la sede dello splendore umano." La parola è divina e il corpo è il miracolo, ha detto Gillian Hobart, e allora non ci resta che danzare.
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